Cultura e turismo dovrebbero essere uno dei settori trainanti della nostra nazione, soprattutto a livello locale e dovrebbero godere di ampio supporto dallo stato e non essere lasciati a pure logiche di mercato data l’ampiezza strategica del loro impatto sulle realtà dei nostri centri più piccoli. La rievocazione storica, in tutte le sue forme, è una delle espressioni meglio visibili di questi settori spesso promosse solo dagli enti locali e dalle associazioni di appassionati.
Tuttavia anche i più distratti questa estate avranno saputo che il governo, attraverso il ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla con l’attacco ai palii con il loro impiego di cavalli proprio alla vigilia del Palio di Siena. Interessante che un ministro del turismo faccia della protezione animali danneggiando un elemento trainante del proprio settore: il turismo.
Inoltre a ben vedere tra i tagli alla cultura c’è anche quello che indirettamente lo stato ha fatto riducendo i budget degli enti locali (comuni, comunità montane, provincie) che inevitabilmente ricade sulla qualità dell’offerta locale stessa. Abbiamo quindi più sagre e feste orientate alla cucina tipica, che per loro natura riescono ad auto sostenersi, e meno rievocazioni storiche.
“Poco male” si sono detti comuni, proloco ed istituzioni private quali festival ed enti fiera “trasformiamo la rievocazione in una gara tra i partecipanti con un premio di qualche centinaio di euro così sfruttando l’antagonismo tra le realtà associative ne avremo gratis molte al costo di una e senza dover neanche troppo pensare ad assicurazioni, logistica ecc..” ed in alcuni casi abbiamo osservato la pura e semplice richiesta di partecipazione in cambio di visibilità.
Su questa falsariga il fronte delle associazioni si è polverizzato. Alcuni enti (Cers, Anr ecc…) tengono duro e puntano a fare dei fenomeni locali un organica struttura nazionale , ma la maggioranza invece si è limitata a tentare di salvare il proprio orticello.
In effetti alcuni semplicemente si attestano sul proprio territorio ed operano solo li.
Altri invece di fare sistema sono divenuti iperantagonisti alla continua caccia di visibilità e si creano un insieme di nemici esterni per motivare i propri membri interni, spesso, non sempre, nascono da spin-off di altre associazioni per conflitti di leadership ed affermazione personale ed immediatamente aggrediscono il “mercato” proponendosi al posto dell’associazione madre a condizioni quasi da dumping (di solito operano gratis).
Ci sono poi quelli che si spersonalizzano e si nascondono sotto i colori di uno stakeholder diventando parte di un insieme più grande. Per esempio c’è chi essendo incapace di assumere una qualche rilevanza locale si iscrive (ad esempio) a Regia Anglorum, un’associazione inglese mooolto grande, per poter finalmente dire di essere qualcuno, di essere Regia Anglorum Italy (sempre ad esempio) avendo però sempre i soliti cinque combattenti i quali saranno pure degli strafighi internazionalmente riconosciuti ma poi… senti per favore mi presti un buckler che devo fare (sempre ad esempio e sempre con al massimo il rimborso delle spese) una rievocazione in provincia di Avellino…
… e magari il buckler te lo perdono pure… vabbè.
Una situazione che giudichiamo davvero miserevole, fatta di lotte tra poveri e proposte di scarsa qualità, così come scarso è stato il budget dedicato. Un’esperienza di “mercato” ridicola visto che non si fa mercato senza soldi. Un risultato in termini di marketing territoriale molto deprimente, proprio nell’anno in cui molti italiani hanno rinunciato alle vacanze all’estero rimanendo nelle nostre regioni.
La correzione di rotta è possibile e passa per i cordoni della borsa degli enti locali e per una maggiore attenzione alla qualità ed alla cultura da parte degli amministratori pubblici: in fondo è il turismo nei propri territori che è in ballo.